sabato 7 luglio 2012

AA.VV. - Concerto per l’Emilia. Stadio Dall’Ara, Bologna, 25 giugno 2012 - pagina aperta a tutti i visitatori




"Siamo qui perché vogliamo sentirci dire che.. Il meglio deve ancora venire". In questa frase di Luciano Ligabue è racchiuso tutto il concerto di ieri sera. Lì, allo Stadio Dall’Ara c’è tutta l’Emilia, e tutta l’Italia intera. 40.000 persone per un sogno: «Con grande forza, ricostruiremo questa grande terra», come spiega l’assessore regionale alla cultura, Massimo Mezzetti. Un messaggio esaltato dalle voci di Guccini, Morandi e Lucio Dalla che risuonano nello stadio con Emilia. Dopodiché, il testimone passa a Zucchero, che canta Il suono della domenica (grande riferimento alla domenica del 20 maggio) e Per colpa di chi («Edizione straordinaria, extra-ordinaria: il mondo è ammalato. Oh, sveglia: il mondo è ammalato. Ma per colpa di chi? Di chi?»), per poi lasciare il palco a Francesco Guccini. Un riferimento per il cantautorato italiano e per gli emiliani: un braccio al quale appendersi nella caduta, per rialzarsi con orgoglio. Lui, Francesco Guccini, per il quale il Dall’Ara riserva l’accoglienza più bella, più fragorosa. Francesco, così estraneo alla televisione, sale sul palco chiuso in una camicia a righe: apre con Il vecchio e il bambino («in questa pianura, fin dove si perde, crescevano gli alberi e tutto era verde»), e regala un momento di emozione pura quando viene raggiunto da Caterina Caselli, che il 1º maggio 1967, poco dopo l’uscita del disco, invitò Francesco al programma televisivo Diamoci del tu, facendolo debuttare in televisione, cantando Auschwitz. Insieme, cantano Per fare un uomo. Lei, emozionantissima («Sono fragile, mi sento una debuttante. Però, ho una grande voglia di stare qui. Volevo essere a Bologna, questa sera, per cantare per i nostri fratelli») dopo il duetto, regala una chicca, cantando Insieme a te non ci sto più. È un treno di emozioni, la cui fermata successiva è Correggio. Luciano Ligabue sale sul palco carico, chitarra a tracolla e una grande voglia di regalare felicità. Si parte con Il giorno di dolore che uno ha e si chiude con Il meglio deve ancora venire. Ci voleva. Beppe Carletti dei Nomandi, poi, ribadisce un concetto importante: «Nessuno, fra gli artisti interpellati da me per questa serata, mi ha mai detto ti saprò dire. Ad ogni telefonata è corrisposto subito un ci sarò». Qui, forse un pensiero vola a Vasco Rossi. Grande assente. Ma è un pensiero che dura poco, perché sul palco sale un monumento della televisione e della canzone italiana: Raffaella Carrà, legata a doppia mandata all’Emilia, avendo padre emiliano e madre romagnola. «Sono qui per tre motivi: abbracciare forte le persone che ci stanno vedendo ancora da sotto le tende; fare qualcosa per aiutarli; chiedere ai potenti di alleviare questa burocrazia tremenda, mettendo subito in atto tutti i piani d’azione». Poi, Rumore, che chiude l’esibizione di Raffaella e anticipa i Nomadi, questa sera con il nuovo cantante Cristiano Turato. Dopo Io voglio vivere, un classicone: Io vagabondo. Bologna in estasi, come l’Italia abbracciata in un giro di mani che non si slegano più. Dopodiché la carrellata di amici prosegue con Alessandro Bergonzoni, seguito dagli Stadio e Gianni Morandi, che cantano prima Chiedi chi erano i Beatles, e poi Piazza grande, per una pioggia di emozioni, con la voce di Dalla che risuona in questa notte d’estate. Poi, è il turno di Nek, che canta due canzoni significative come Lascia che io sia e Da qui. C’è spazio anche per Alberto Tomba («Proprio come gli sportivi, gli emiliani cadono, ma si rialzano sempre»), Samuele Bersani che regala Giudizi universali e Chicco e spillo, prima di Luca Carboni, che si esibisce suonando Silvia lo sai, Mi ami davvero e Mare mare. Cesare Cremonini, mai banale, sorprende con Mondo e la versione riarrangiata de L’anno che verrà («Caro Lucio ti scrivo»), cantata con la Regina, Laura Pausini. Il finale è affidato ad Andrea Mingardi, Andrea Griminelli, i Modena City Rambers che – insieme a Cisco per una grande reunion – cantano Viva La Vida ed una emozionante I cento passi. Chiusura con i ringraziamenti ed i Nomadi che cantano Dio è morto di Francesco Guccini. «Questa mia generazione è preparata a un mondo nuovo e a una speranza appena nata, ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi, perché noi tutti ormai sappiamo che se dio muore è per tre giorni e poi risorge».
recensione da http://www.onstageweb.com

zucchero (il suono della domenica, per colpa di chi)
francesco guccini (il vecchio e il bambino)
francesco guccini con caterina caselli (per fare un uomo)
caterina caselli (insieme a te non ci sto più)
luciano ligabue (il giorno di dolore, il meglio deve ancora venire)
raffaella carrà (rumore)
nomadi (io voglio vivere, io vagabondo)
alessandro bergonzoni (lettera alla terra)
stadio (sorprendimi)
stadio con gianni morandi (chiedi chi erano i beatles, piazza grande)
nek (lascia che io sia, e da qui)
alberto tomba e giuliano razzoli
samuele bersani (giudizi universali, chicco e spillo)
vasco errani e beppe carletti
paolo belli (un giorno migliore)
fabrizio frizzi (poesia di michele serra)
luca carboni (silvia lo sai, mi ami davvero, mare mare)
cesare cremonini (mondo)
cesare cremonini con laura pausini (l’anno che verrà)
andrea mingardi (with a little help from my friends)
andrea griminelli con matt herskowitz e beppe carletti (ave maria)
modena city ramblers con cisco (¡viva la vida!, i cento passi)
nomadi (dio è morto)

courtesy of vitodallatorre.blogspot.com
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3 commenti:

Unknown ha detto...

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Unknown ha detto...
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Unknown ha detto...

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